«In Lucem Veniet». El piso del Duomo de Siena

Cartas a Ofelia / Crónicas italianas

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Il Duomo di Siena.

Cubamatinal / Siena, 28 giugno 2018.

“In lucem veniet”, verrà alla luce, proferisce la Sibilla Cumea, rappresentata in una delle tarsie del Pavimento del Duomo di Siena che sarà rivelato, con scopertura straordinaria, a partire dal prossimo 27 giugno. La raffigurazione della Cumea, assegnata a Giovanni di Stefano, utilizza il testo della profezia sibillina in cui il Figlio di Dio appare come il Redentore, che dopo aver sconfitto la morte, porta la salvezza al genere umano tornando alla luce della Resurrezione.

Il 27 giugno prossimo, in occasione della settima edizione di “Lux in nocte”, alle ore 21.30, si terrà la serata inaugurale per la scopertura del Pavimento introdotta da “un’opera luminosa” curata da Marco Nereo Rotelli che, con la sua cifra stilistica, capace di rendere visibile la parola come figura, ha ideato un percorso visivo dove arte, musica scrittura interagiscono dando voce alla facciata. Rotelli creerà una interrelazione tra l’arte e le diverse discipline del sapere, anche grazie a una lavagna luminosa interattiva.

D’altra parte nel Duomo di Siena le parole si compongono come un mosaico sia nella facciata che nel prospetto. Nella facciata, che in questa notte sarà protagonista, le statue, raffiguranti Sibille, Profeti, simboli degli Evangelisti, concepite in origine da Giovanni Pisano dialogheranno fra loro per annunciare la venuta del Cristo grazie a una vergine ebrea. L’installazione luminosa proposta vuole rendere la facciata e l’interno della cattedrale con un percorso luminoso a suo modo inedito. Con la luce è possibile offrire una motivazione nuova al visitatore. Si va a guardare il pavimento del Duomo da tutto il mondo avendo cognizione di essere di fronte a qualcosa di unico. Le parole della Sibilla hanno sensi estesi e mettono in reale relazione l’interno con l’esterno. La meraviglia del Duomo di Siena si animerà così per una notte come una metafora viva, una pagina magica di poesia che induce alla bellezza.

Durante la serata “l’opera di luce” sarà accompagnata dalle musiche di Gianluca Littera, uno tra i pochissimi solisti al mondo a proporsi con l’armonica cromatica sia in ambito classico sia in ambito jazz, e dalle parole dei profeti, filosofi e sibille che, in quella occasione, prenderanno voce e “parleranno” agli spettatori. Il fiato, l’origine della parola che giunge dalla profondità dell’essere, e la luce, l’origine della visione, sono i fondamenti di un’opera capace di creare nello spettatore quello stato che costituisce la matrice dello stupore.

Viste con occhi nuovi e con mente aperta, le porte del Duomo si spalancheranno a fine installazione accompagnate da un canto gregoriano, la quintessenza della musicalità del verbo. Dall’emozione della luce della facciata si passerà alla luce dell’emozione donata all’interno del Duomo: lo splendore del pavimento musivo ‘acceso’ seguendo quasi una drammaturgia. Le sibille appariranno una alla volta quasi un’entrata in scena o più precisamente un’entrata nel cuore di Siena.

A partire dal 27 di giugno fino al 31 luglio e dal 18 agosto al 28 ottobre, il pavimento resterà dunque scoperto per la visita al pubblico, ma con una nuova modalità di lettura che illumina le tarsie del tappeto marmoreo con inediti effetti cromatici. Il pavimento splenderà così di nuova luce grazie a un progetto di Opera Civita che, insieme all’Opera della Metropolitana, nel tempo, ha contribuito alla valorizzazione del Pavimento, a renderlo noto a tutto il mondo: la “meraviglia” della città di Siena, come avevano intuito gli artisti e i viaggiatori anglosassoni. Nella stampa della fine del XIX secolo il noto tappeto marmoreo è definito infatti The Wonder of Siena, ciò che ne attesta la fama e l’apprezzamento da parte degli “stranieri” nella visione della “fermentata policromia” (Henry James). Opera Civita, per il nuovo progetto di illuminazione si è avvalsa di nuove tecnologie elaborate da HERCO con il supporto di Unità C1.

Non è tuttavia un’impressione soltanto estetica a rendere il Pavimento un unicum, ma anche i motivi filosofici e spirituali che sottendono alle immagini rappresentate. Il pavimento non è soltanto “una piccola epitome della storia dell’arte senese”, ma “una ininterrotta catena i cui anelli legano insieme, nonostante lunghi intervalli, più di cinque secoli di artefici senesi; ed è una gioia sconfinata per l’uomo intelligente e di pensiero” (Hobart Cust).

Il “percorso del sapiente”, che si diparte da Ermete Trismegisto, il fondatore della sapienza umana, si snoderà attraverso le tarsie raffiguranti i filosofi e le Sibille fino agli episodi biblici sotto la cupola in un gioco di luci e di ombre che mettono in evidenza figure e iscrizioni, segni e parole, immagini e testi poetici, “in lucem veniet”.

La sapienza degli antichi sarà così ora resa ancora più luminosa e, procedendo tarsia dopo tarsia, saremo accompagnati dalle parole del profeta Isaia a proposito dello “splendore di Gerusalemme”: “cammineranno i popoli alla tua luce”.

IN LUCEM VENIET. IL PAVIMENTO DEL DUOMO SPLENDE DI NUOVA LUCE. Scopertura straordinaria 2018. 27 giugno – 31 luglio e 18 agosto – 28 ottobre.

CIVITA. Opera Laboratori Fiorentini. Salvatore La Spina. Ufficio Stampa – Firenze Musei.Palazzo Pitti, Piazza Pitti, 1 – 50125 Firenze.

Félix José Hernández.

 

A Cavallo del Tempo. L’arte di cavalcare dall’Antichità al Medioevo

Cartas a Ofelia / Crónicas italianas

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Cubamatinal / Firenze, 25 giugno 2018.

Il cavallo figura fra gli ultimi animali ad essere addomesticato. Solo sul finire del IV millennio a.C., nelle steppe dell’Asia centrale, per la prima volta il cavallo cessò di essere semplicemente una preda da carne per intrecciare sempre più strettamente il suo destino con quello dell’uomo.

La mostra, a cura di Lorenza Camin e Fabrizio Paolucci e ospitata nella settecentesca Limonaia del Giardino di Boboli a Firenze dal 26 giugno al 14 ottobre, vuole raccontare proprio questo antico rapporto con una selezione di oggetti che, spesso trascurati nell’esposizioni museali a vantaggio di opere più appariscenti, sono invece in grado di narrare le mille sfaccettature di una relazione che coinvolgeva ogni aspetto della vita quotidiana.

“Quale sia stato il luogo in cui sia nata e sviluppata la domesticazione del cavallo è ancor oggi uno degli argomenti di più acceso dibattito nella letteratura scientifica. Sembrerebbe, però, del tutto illogico immaginare che il cavallo abbia iniziato la sua millenaria storia di convivenza con l’uomo in un luogo diverso da quello dell’Europa orientale e delle steppe euroasiatiche” scrivono Camin e Paolucci sul catalogo edito da Sillabe.

Strumenti necessari al controllo dell’animale (morsi, filetti, speroni, staffe etc.) sono esposti in mostra accanto a una serie di opere scelte per illustrare, nel modo più diretto e realistico, il ruolo primario che il cavallo ebbe nel mondo antico. I reperti presenti, quasi un centinaio, provengono da decine di musei italiani e stranieri e illustrano un arco di tempo di oltre duemila anni, dalla prima età del Ferro sino al tardo medioevo.

Il percorso, incentrato soprattutto sul mondo italico, è articolato in cinque sezioni, ognuna delle quali è dedicata a un particolare momento storico: la Preistoria, il mondo greco e magno greco, il mondo etrusco e venetico, l’epoca romana e il Medioevo.

Fra i numerosi reperti che, per la prima volta, saranno restituiti alla curiosità del pubblico figura il carro di Populonia. Questo rarissimo esempio di calesse etrusco, rinvenuto alla metà del XX secolo nella cosiddetta Fossa della Biga, è stato ricomposto a seguito del recente intervento di restauro, eseguito proprio in occasione di questa mostra. L’opera, realizzata in legno, ferro e bronzo e databile agli inizi di V secolo a.C., costituiva un veicolo ad andatura lenta destinato al trasporto di personaggi di alto rango.

Di particolare suggestione sono anche due crani equini rinvenuti durante gli scavi della necropoli occidentale di Himera e oggi conservati presso il Museo Pirro Marconi del Parco Archeologico di Himera. Nel 480 a.C., a Himera, i Siracusani sconfissero i Cartaginesi in un violento scontro che portò alla morte di centinaia di soldati e cavalieri. In prossimità del luogo della battaglia sono state rinvenute fosse comuni e tombe destinate ai corpi dei caduti, affiancate da sepolture equine. Gli esemplari esposti in mostra presentano morsi ad anello bronzei, un tipo di imboccatura nota prevalentemente in area iberica, che sembra confermare la presenza di mercenari ispanici entro le fila dell’esercito cartaginese, come testimoniato anche da Erodoto (VII, 165). Il loro rinvenimento risulta straordinario: infatti, nel V secolo a.C. sono assai rare le attestazioni di sepolture equine nel mondo greco e magno greco, ma la risonanza dell’evento fece sì che i soldati e i loro cavalli fossero oggetto di particolari onorificenze.

Vera e propria sintesi del rapporto fra uomo e cavallo può essere considerata la kylix attica a figure rosse con Atena e il cavallo di Troia, oggi conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. L’esemplare, dipinto dal Pittore di Sabouroff, attivo tra il 470-460 e il 440-430 a.C., presenta sul tondo interno la raffigurazione della dea Atena seduta su trono, intenta ad accarezzare un cavallo di grandiose dimensioni. L’animale è ornato di tainiai niketeriai, le bende in lana rossa simbolo di vittoria. La maggioranza degli studiosi si trova pertanto concorde nell’identificarvi Atena insieme al Cavallo di Troia, emblema dello stratagemma da lei stessa architettato, che portò alla conclusione della guerra con la vittoria achea.

A questi reperti se ne aggiungono molti altri che affronteranno i più diversi aspetti del rapporto fra uomo e cavallo. Nel lavoro quotidiano (esemplificato in mostra da un rarissimo giogo ligneo dai relitti delle navi di Pisa) come nel gioco, nella guerra come nelle celebrazioni religiose i destrieri furono sempre una presenza costante al fianco dell’uomo. Ultimo fra gli animali addomesticati, il cavallo seppe infatti strappare un ruolo di primo piano nell’arte, nella società e nella letteratura del mondo antico grazie alla sua innata bellezza e nobiltà che, inevitabilmente, finivano con l’irradiarsi anche al suo cavaliere.

Come sintetizza efficacemente Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi, “l’intero concetto di questa mostra sembra contenuto in una delle opere che vi sono esposte, una splendida coppia di frontali in bronzo e avorio, del IV secolo a. C., destinati a proteggere il muso del cavallo: il perimetro della lamina sagomata e decorata a sbalzo ne segue pertanto l’anatomia allungata, ma al suo interno, invece di una fisionomia equina, racchiude le sembianze di un volto umano con un elmo sul capo. Cavallo e cavaliere diventano una cosa sola. Dal Paleolitico a tutto il Cinquecento, la rassegna di fatto indaga questo rapporto, di un’attualità spesso insospettata, e che attraversa tutta la nostra storia”.

La multivisione “A cavallo del tempo”, ideata e diretta da Gianmarco D’Agostino, completa il percorso espositivo con proiezioni di circa 300 metri quadri. La corrispondenza visiva tra opere in mostra e immagini dal vero, insieme a una colonna sonora immersiva, arricchisce il viaggio alla scoperta dell’amicizia attraverso i secoli tra uomo e cavallo.

Il catalogo della mostra è edito da Sillabe.

Opera Laboratori Fiorentini – Civita : Andrea Acampa, Gianni Caverni, Barbara Izzo e Salvatore La Spina.

Félix José Hernández.

 

En el Hotel Principe di Savoia de Milán

Cartas a Ofelia / Crónicas italianas

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Cubamatinal / París, 24 de junio de 2018.

Querida Ofelia:

Al fin encontré el tiempo necesario para escribirte a propósito de nuestra estancia en el espléndido Hotel Principe di Savoia de Milán hace dos semanas. Como bien sabes, fuimos a la ciudad de Crema a la boda de Chiara y Yuri, ella es la madrina de nuestro nieto Cristóbal y forma parte de nuestra querida familia italiana Di Meglio & Mazzarelli.

Chiara nos llevó en su coche en la mañana del domingo diez de junio al Hotel Principe di Savoia, inaugurado el 6 de abril de 1927, está situado en la Piazza della Repubblica di Milano.

Pasamos una estancia extraordinaria en este hotel, donde predomina el lujo y el refinamiento a la italiana.

 

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Entre los huéspedes célebres de este magnífico hotel se encuentran el duque de Windsor, Erich Maria Remarque, Charlie Chaplin, Josephine Baker, el Aga Khan, Aristoteles Onassis, Evita Perón, María Callas, Michael Jackson, Madonna, Leona Lewis, Lady Gaga, George Clooney, Demi Lovato y un largo etcétera.
El personal es eficiente, profesional y amabilísimo desde la recepción donde nos atendió la señorita Elena Kontareva, el del café-restaurante Il Salotto Lobby Lounge donde solíamos almorzar y merendar.

Fue una delicia el cenar varios días en el hermoso Ristorante Accanto, en un ambiente refinado y elegante, atendidos por el muy profesional y amable maître Michele Testino. Los platos que pudimos comer fueron el fruto del excelente trabajo y creación del Chef Alessandro Buffolino, entre ellos:

  • Uovo bio, stracciata di bufala-patata viola
  • Capesante, piselli-menta, kafa
  • Pacchero, cacio e pepe-ricordo dell’ossobuco
  • Cappelletti, Parmigiano Regiano-vittello-zafferano-cacao
  • Gambero rosso “Mazara del Vallo”, Cetriolo-zenzero-mango.

El restaurante tiene una entrada desde Il Salotto Lobby y otra desde el exterior del hotel. Sin lugar a dudas en nuestro próximo viaje a Milán regresaremos a cenar al Acanto.

Una limousine a disposición de los huéspedes, nos llevaba y traía cada día hasta la Via Montenapoleone o la Piazza della Scala. Su chófer fue muy amable.

Disfrutamos de la excelente SPA y su piscina en el décimo piso, la cual posee una amplia terraza y una vista panorámica a la ciudad.

Nuestra habitación era muy elegante, con todas las comodidades que uno puede imaginar.

En el bar el ambiente es elegante y refinado. El servicio es de excelente calidad. Su personal amable y muy profesional. Los cocteles están a la altura de la belleza del lugar.

Nuestra estancia nos permitió volver a visitar lugares ya conocidos por viajes anteriores, pero que son parte de la belleza de la gran Milano: Il Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele, la Piazza Scala, La Pinacoteca Ambrosiana, la Pinacoteca Brera, il Castello Sforzesco, La Chiesa di Sant’Ambrogio; también ir de compras a las boutiques de la celebérrima via Montenapoleone.

Regresamos a París en el vuelo de Air France AF 1231 de las 3 y 30 p.m. Una hora y media después aterrizamos en el parisino Charles de Gaulle.

Puedes ver todas las fotos en mi página de Facebook.

Cuando regresemos a Milano, sin lugar a dudas iremos a hospedarnos en el fabuloso Hotel Principe di Savoia.

Un gran abrazo desde La Ciudad Luz,

Félix José Hernández.

 

La boda de Chiara y Yuri en la bella Crema, Italia

Cartas a Ofelia/ Crónicas italianas

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Foto: En Il Santuario della Beata Vergine del Marzale

 

Cubamatinal / París, 23 de junio de 2108.

Querida Ofelia:

Solo hoy encuentro el tiempo necesario para contarte sobre nuestro último viaje a la espléndida Italia.

Volamos al alba del 8 de junio por Air France desde el parisino aeropuerto de Charles de Gaulle al de Linate, en Milano. Chiara, su hermana Laura e Irene- la preciosa niña de esta última- nos fueron a buscar. Fuimos directamente a la casa de Chiara y Yuri en Crema, a unos 40 minutos de Milán. Allá nos esperaban para almorzar nuestros más que grandes amigos, familia,  María Rosaria y Antonio, padres de Chiara.

Te recuerdo que desde el 1982 hemos veraneado en la estupenda Isla de Ischia, conocida como La Isla Verde del Golfo de Nápoles. En ella nuestro hijo Giancarlo conoció, creció, aprendió el italiano  y compartió su infancia y adolescencia con: Chiara, Laura, Vittoria y sus primos Fabio y Patrizia, además de otros niños.  Los padres de ellos y toda la familia se convirtieron en la nuestra. Letizia y Vincenzo (que en paz descansen por la eternidad muy cerca de Dios), abuelos maternos de Chiara, prácticamente nos adoptaron. Gracias a  la familia Di Meglio-Mazzarelli  pudimos obtener las visas, trabajos y alojamiento para que mi hermano Juan Alberto, su esposa Alina y sus dos hijos Mónica y Víctor Manuel pudieran salir de Cuba e instalarse en esa hermosa isla tirrénica.

Al atardecer de ese día  ocho, pasamos una magnífica velada  en el Pub Irlandés Gastroland, con los amigos de Yuri que viven en Crema y los de Chiara que comenzaban a llegar sobre todo de Roma, Nápoles y Milán. Hubo un ambiente muy simpático en medio de  una decoración futbolística e irlandesa.

Estuvimos alojados en “La Costa”, un hotel campestre, oasis de paz a la entrada de la ciudad, fundado como granja en  el año 1400. Nuestra enorme habitación tenía todas las características de las de un hotel de cuatro estrellas: nevera, aire acondicionado, televisión, enorme armario de caoba, lecho extra grande y un cuarto de baño contemporáneo con todo lo necesario. Se lo recomiendo a todos los que visiten Crema: Via Piacenza 137/139. Teléfono: +39- 3358301544.

Aunque nos sirvieron un buen desayuno en la habitación al amanecer del día nueve, nos detuvimos en “La Gelateria”, a dos pasos de nuestro hotel y en una de las mesas del bellísimo jardín nos tomamos deliciosos zumos de naranja y cafés, acompañados de croissants que no tenían nada que envidiar a los parisinos de Angelina.

Bajamos por toda la via G. Mazzini y después por la via XX Settembre hasta  el espectacular centro histórico, el cual estuvimos toda la mañana recorriéndolo: La Piazza del Duomo (1499) , Il Duomo (1284-1341), Il Palazzo Comunale (1525), La Torre Guelfa (1286) y La Chiesa della S.S. Trinità (1740). Fue una increíble sorpresa la de descubrir tanta riqueza cultural entre más de cincuenta palacios privados en este pueblo  de solo 34 000 habitantes. Escribí varias crónicas sobre estos bellos lugares que ya publiqué en mi sitio web www.cartasaofelia.com y en El Diario de la Marina :https://eldiariodelamarina.com/  así como también en mi página de Facebook y en los grupos que administro.

Almorzamos muy bien, en un ambiente amalfitano típico en Il Ristorante Pizzeria Speranza (via Crocifissa di Rosa, 4. Teléfono: +39 37384702). Tuvimos un camarero profesional, eficaz y amable. El cajero, que resultó ser un anciano, padre del patrón, nos llamó un taxi, el cual vino a recogernos a la aledaña Piazza Giovanni XXIII para llevarnos a la espléndida Basilica di Santa Maria della Croce (1490) y desde allí de regreso a nuestro hotel. El chófer fue un señor muy amable de nombre Giovanni Spagnuolo, el cual también se ocupa de la difusión cultural de Crema (info_it@myooni.comTeléfono +39 3883703703).

A las 3 y 30 p.m. partimos del hotel con el Dr. Caputo y su bella familia hacia la casa de Chiara y Yuri, para ver a la novia antes de contraer nupcias. Continuamos hacia Il Santuario della Beata Vergine del Marzale (en pleno campo), donde tuvo lugar la boda. Allí nos encontramos con nuestro hijo y su pequeña familia, los cuales habían llegado el día anterior a Milán procedentes de Francia y habían sido hospedados por Chiara y Yuri en su hogar milanés. Fue una bella boda, en la que participaron los sobrinos de la novia e incluso mi nieto Cristóbal (ahijado de bautismo de Chiara), hizo una lectura en italiano. Como él solo habla francés, español y estudia  inglés, hubo que escribírselo fonéticamente y…le quedó muy bien.

El sacerdote entregó a los novios el pergamino con La Bendición Papal de Su Santidad, el papa Francisco. Hubo un momento de gran emoción, cuando Chiara no logró terminar una frase debido a su llanto ahogado, lo cual provocó una ovación de los invitados que llenaban la basílica.

Nos dirigimos todos hacia La Trattoria Postiglione (via Boschiroli 17. Credera, fraz. Rubbiano. Crema) para el Banquete Nupcial y la fiesta que duraría hasta bien entrada la madrugada. El lugar es muy hermoso, campestre, rodeado por jardines y con una gran pista de baile al aire libre. Mi esposa y yo estuvimos sentados en la mesa de la familia de la novia, junto con el gran Nello (italiano por excelencia), el cual es padrino de Confirmación y de boda de nuestro hijo.

Giancarlo y su esposa estaban en una mesa internacional : cubanos, franceses, japoneses, polacos, ingleses peruanos e italianos, frente a las bellas y brillantes Letizia y Lavinia, hijas de Nello y Daniela. Esta última, bella como siempre,  parece hermana de sus hijas. Forman una familia muy guapa.

En una sala del primer piso ubicaron las mesas para los niños atendidos especialmente por dos jóvenes camareras. Estaban los tres hijos de Patrizia, los dos de Vittoria, Francesca y Antonio;  la de Laura, Irene;  mis nietos Vittoria y Cristóbal y muchos más.

En el Buffet preparado en el jardín, uno se podía servir:

 

L’Aperitivo Antipasto

  • Formaggio salva in crosta di patate con nostra giardiniera
  • Culaccia di Parma  salame cremasco
  • Flan di carote e piselli con cema di patate e tonno
  • Coppa Piacentina e Sardo d’Arnad
  • Battuta di manso con sedano e grana padano 36 Mesi
  • Galantina di Faraona e verdure al vapore con olio extravergine di oliva
  • Torta salata con verdure e cacio dolce
  • Mousse di ricotta con pomodorini secchi

 Posteriormente, ya en las mesas, eficientes y amables camareros nos sirvieron :

  •  Risotto con crema di piselli scorza di iimone speck abbrustolito
  • Malfatti di pasta all’uovo e verdure gratinati
  • Cosciotto di maialino da latte al miele con patate al forno
  • Torta Chantilly con le fragole
  • Buffet di piccola pastiucceria e frutta fresca
  • Caffé

Después de la excelente cena, llegó el momento de picar la tarta y comenzó el baile amenizado por un conjunto.

Regresamos pasada la medianoche a nuestro hotel acompañados por el Dr. Caputo.

Al día siguiente, fuimos a desayunar al jardín de “La Gelateria”.  Chiara fue a buscarnos a la 1 p.m. y nos llevó a almorzar a su hogar junto con su familia.

Después partimos hacia Milán. Laura e Irene se quedaron en la Estación Central para tomar el tren rumbo a Nápoles. Después Chiara se despidió de nosotros en la entrada del lujoso Hotel Principe de Savoia,  situado en  La Piazza della Repubblica, en donde pasaríamos tres días. Pero sobre nuestros días en Milán te contaré en la próxima carta.

Mi esposa Marta se une a mí para desear a Chiara y Yuri una larga vida con: paz, serenidad, salud, amor y Libertad.

Un gran abrazo desde La Ciudad Luz en pleno verano con sus jardines y terrazas de cafés llenas de jóvenes,

Félix José  Hernández.